Alberto Lecaldano su Progetto grafico

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Ikonomachia di Roberto steve Gobesso recentemente pubblicato da CasadeiLibri.
Un graphic novel diverso da quelli che normalmente definiscono il genere come Maus di Art Spiegelman (Einaudi, Stile libero, 2000) o, di autori italiani, Cardiaferrania (Minimum Fax, 2001) e Grafogrifo (Einaudi, Stile libero, 2004) di Riccardo Falcinelli e Marta Poggi. Infatti Ikonomachia non è un fumetto ma un susseguirsi di tavole costruite con gli strumenti e i software della computer grafica (FreeHand, Photoshop, Illustrator, QuarkXpress…).

Due personaggi in viaggio tra Roma e Il Cairo, il mistero in una fotocopia sfocata di una pagina della Bibbia delle 42 linee di Gutenberg (che oramai è interamente consultabile in rete).
Una breve storia che si legge in meno di un’ora dove però più complessa e apparentemente interminabile è la lettura dei rinvii, delle annotazioni, delle trasversalità, didascalie, istruzioni.
È mai finita la lettura di Cent mille milliards de poemes di Raymond Queneau? Potrebbe mai essere finito un libro anche fisicamente trasversale, fatto di 170 striscioline stampate sovrapponibili a piacere per formare pagine sempre nuove?
Ma non è questione di cartotecnica; si finisce forse mai di leggere La vita istruzioni per l’uso di Perec dove le pagine e le storie sono ben ordinate, una dietro l’altra, ma in continuo circolare intreccio?
Ikonomachia è una storia straordinariamente ricca di apparati e rinvii così come vorremmo fosse questa rivista, ed è per questo che la sua recensione in forma di didascalia trova qui spazio, cosi come nel numero tre, ad esempio, abbiamo parlato del sito Desordre di Philippe De Jonckheere.
Leggendo Ikonomachia è evidente la volontà dell’autore di guidare il lettore fornendogli sempre nuove informazioni; ad esempio in una delle prime pagine non solo elenca i personaggi, come fosse un testo teatrale, ma attribuisce alle parole di ciascuno, compreso il narratore, una font e un colore.
Passo passo nel libro ci viene illustrata e spiegata ogni cosa, anche come si vede e si legge una ricerca in rete, in questo caso sulle parole “strategia militare”. D’altra parte il meccanismo di relazioni e collegamenti della rete è simile a quello che nel libro apre nuove finestre di testo o Immagini. Ma il riferimento evidente è proprio il monitor di un computer o meglio la schermata di un programma di impaginazione nel quale si tracciano o si importano gli elementi che la compongono. Tipografia, potremmo dire.
In Ikonomachia è come se le tavole del libro fossero foto dello schermo (e tra le note l’autore cl ricorda: “scatto al monitor [mela maiuscolo tre]”).
Il disordine è quindi solo apparente e a ben vedere viene utilizzato per intrecciare narrazioni diverse: la storia, le cose intorno alla storia, come narrarle, il pensiero dell’autore sulla storia ma anche sulle tecniche, in questo caso grafiche, utilizzate per raccontarla.
E a proposito di grafica l’autore ci avverte che la progettazione delle pagine è precedente allo smanettamento mouse/tastiera, cioè le pagine sono pensate prima o almeno è pensata prima la loro struttura, e per darcene la prova in alcuni casi, come in un libro scolastico, mostra i layout ricchi di annotazioni delle tavole che poi si vedono. Il protagonista/autore dichiara di amare: francobolli carta moneta, carte geografiche e direi anche l’infografica, viste le numerose ed efficaci citazioni di suoi lavori. Anche per questo è bene ricordare che Gobesso ha lavorato a lungo con Piergiorgio Maoloni del quale come esergo cita: “La grafica non esiste”.
Come dargli torto?

Alberto Lecaldano su Progetto Grafico

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