Todi

Roberto steve Gobesso
TODI
Fotografie dal 2011 al 2023
Fotografie Roberto steve Gobesso
Scatti con fotocamere digitali Canon PowerShot SX510 HS, Nikon CoolPix S7000, Olympus Stylus 1 ed Olympus E-PL7.
Testi di Filippo Orsini, Carlo Primieri
Gianni Rusconi e una poesia di Matteo Boetti.

Dicembre 2023
Formato: cm 21,5 x 21,5
Pagine 106 a colori.

Prodotto da UNU, unonell’unico di Carlo Primieri.
95 copie numerate e firmate + 5 copie d’autore.

“Todi per Roberto è stato una grande cortile: è partito dalle finestre del suo rifugio, all’ultimo piano di palazzo Giardinieri, da dove ha incominciato ad “annusare” il contesto che lo circondava per poi fotografarlo: inizialmente il cielo, gli uccelli, la campagna e, una volta decodificate le regole claniche che scandivano i rapporti interpersonali, la città e i suoi abitanti.
Sono rimasto subito incuriosito e attratto dalla sua figura, dai suoi suoni; ci siamo guardati, valutati reciprocamente e riconosciuti nel nostro narcisismo. Ho capito che aveva l’occhio giusto per rappresentare Todi nei volti dei suoi personaggi ma anche in quelli dei suoi monumenti ed avvenimenti: antico, colto, raffinatamente disincantato, ironico e, perché no, anche irriverente. Sono stato il suo Virgilio nell’accompagnarlo attraverso la nostra “commedia” cittadina.
Parlare di “scatti rubati” è riduttivo, siamo davanti a qualcosa di molto più strutturato e organizzato: l’obbiettivo è un arma e Roberto è stato un “cecchino” implacabile che ha messo a segno i suoi colpi sempre con un rispetto sacrale per la “vittima”; i soggetti dei suoi scatti sono messi “a nudo”, colpendo anche chi era convinto di potersi nascondere dietro una messa in posa: un solo proiettile di Roberto riesce comunque a perforare la momentanea corazza protettiva di una impostazione formale e va diritto a piantarsi nel recondito dell’anima.
La sua macchina fotografica si trasforma nella affilatissima lama di una spada giapponese: il colpo dello scatto va a sezionare luci, ombre, vuoti, pieni, interni, esterni e linee, lucidamente guidato da un calcolo razionale che si traduce in musicalità visiva.”. Filippo Orsini

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